Come proteggere le tue campagne e-mail in tempi di crisi?

Benjamin Billon
Catégorie : Email marketing
Tutti siamo consapevoli della crisi che stiamo attraversando oggi e che ci sta costringendo a cambiare il nostro stile di vita, il nostro lavoro, la socializzazione e la stessa comunicazione. Le scuole, per esempio, hanno chiesto rapidamente ai genitori e insegnanti sprovvisti di creare un indirizzo di posta elettronica. In pochi giorni sono stati creati moltissimi account con questo scopo e sono state scambiate enormi quantità di e-mail, spesso con pesanti allegati (documenti da stampare, file audio per dettati o video).
Gli attori malintenzionati che operano su internet traggono ovviamente vantaggio dal maggiore utilizzo degli strumenti IT in un ambiente generalmente meno sicuro dell’ufficio. Orange stima che i tentativi di phishing e truffe via e-mail siano aumentati del 600% rispetto ai livelli pre-crisi sui suoi utenti. Gmail, che di solito blocca 100 milioni di tentativi di phishing al giorno, oggi ne tratta 18 milioni in più relativi al contesto e 240 milioni di spam aggiuntivi ogni giorno. Queste e-mail si presentano in varie forme, sebbene generalmente utilizzino meccanismi già comprovati (“Hai perso una chiamata importante relativa alla crisi”, o le truffe con il CEO “Ciao, sono il capo, ho bisogno che tu effettui immediatamente il trasferimento di denaro per l’acquisto di attrezzature igieniche e di protezione”). La novità contestuale è che lo spam offre realmente la possibilità di acquistare questo materiale, che, nella migliore delle ipotesi sarà di scarsa qualità ma per la maggior parte non verrà mai inviato.
Allo stesso tempo molti brand hanno ritenuto importante inviare e-mail a tutti i loro contatti, anche quelli inattivi da diversi anni, per comunicare che il loro negozio sarebbe rimasto chiuso e che al contrario tutto sarebbe rimasto nella norma. I ristoranti, per esempio, hanno voluto rassicurare i propri clienti sulle loro migliori pratiche per fornire un ambiente di lavoro sicuro e pulito.
Tutto ciò ha contribuito a provocare delle inefficienze nei servizi dei provider di posta elettronica, i quali sono gli stessi utilizzati da insegnanti e genitori, ma anche dai membri del personale sanitario o del governo, per comunicare e lavorare insieme e porre fine alla crisi.
La maggior parte delle truffe e altri attacchi dannosi conteneva le parole chiave del momento, in particolare “mascherina” e “Covid”. Come risultato, per far fronte a questo elevato afflusso di e-mail quasi interamente dannose, i provider hanno deciso di vietare queste parole, temporaneamente o meno, rifiutando queste e-mail o trasmettendole nella casella spam. Questa decisione non è priva di conseguenze poiché alcune e-mail importanti e legittime vanno perse – tuttavia rimane l’unico modo per mantenere efficienti i servizi dei provider.
Parlare di un argomento senza nominarlo è difficile ma non impossibile; avrai notato che nessuna di queste parole fino ad ora è stata menzionata nell’articolo!
Assicurati che tutte le informazioni pertinenti siano disponibili e facilmente accessibili sul tuo sito, perché è qui che i tuoi clienti andranno per reperire le informazioni più aggiornate (non nelle e-mail).
Successivamente, definisci il motivo principale per l’invio della comunicazione e regola di conseguenza il target.
Inoltre, se il sito web è costantemente aggiornato, potrebbe non essere necessario intervenire con un’e-mail, come nei 6 casi che seguono:
1. Avvisare che il sito e-commerce non è attivo: gli utenti lo vedranno accedendo al sito web.
2. Annunciare le misure adottate per proseguire l’attività: solo i clienti più attivi saranno interessati e dovrebbero poter trovare queste informazioni sul sito web.
3. Comunicare che il sito e-commerce sarà presto riaperto: i clienti più attivi (che hanno cliccato o aperto un’e-mail negli ultimi 3 mesi, o recentemente visitato il tuo sito web) sono i primi interessati poi quelli leggermente meno attivi (dai 3 ai 6 mesi).
4. Riattivare le persone meno attive: sicuramente questo periodo non è adatto.
5. Mantenere la reputazione degli indirizzi IP e dei domini di invio: è sufficiente un volume limitato, purché l’invio sia regolare (uno a settimana).
6. Newsletter abituale: target abituale, anche limitato agli utenti più attivi se possibile.
Se è già inutile e pericoloso inviare comunicazioni all’intero database, nel contesto attuale diventa anche sgradito. In passato, con l’entrata in vigore del GDPR, i numerosi invii hanno causato affaticamento e noia agli utenti, provocando problemi di deliverability a seguito dei numerosi hard bounce e spam. Un’esperienza da non ripetere, soprattutto perché in base ai nostri dati è evidente che coloro che sono inattivi da 6 mesi o più sul canale e-mail, difficilmente effettueranno un acquisto in seguito a un’e-mail, mentre il rischio di lamentele, hard bounce e spam crescerà notevolmente.